Svizzera

Bernina emotion

31 Marzo 2014

Nel mio cervello il Bernina, un po’ come tutti i passi alpini, sta in un cassettino remoto di uno schedario vecchio e impolverato, quello dedicato alla tesi di laurea.

E ha pure un titolo: “I passi alpini nella letteratura di viaggio tedesca a inglese”. Peccato che all’epoca il tema non fosse ovviamente stato scelto dalla sottoscritta, si sa come vanno le cose in ambito accademico… serviva una ricerca bella e fatta per il corso monografico dell’anno successivo.

Insomma Bernina uguale ansia, scadenza da rispettare, oddio non ce la faccio a laurearmi entro marzo, sì dai che forse ce la faccio, okay ce l’ho fatta. Bernina ti odio.

O meglio ti odiavo.

Fino a ieri.

 

Immaginate una giornata primaverile di un inverno eccezionalmente nevoso.

Aria fresca e sole. Tanto sole.

Un bianco accecante, quasi impossibile da guardare.

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È il bianco di una distesa infinita di neve, un oceano candido che brilla come cristallo sotto un cielo blu cobalto.

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Un bianco interrotto solo da un treno rosso che sale lentamente la china lasciandosi alle spalle cascate, laghi ricoperti di neve e paesaggi incredibilmente belli.

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Un capolavoro di ingegneria che non per niente è stato dichiarato patrimonio mondiale UNESCO.

Ed è un susseguirsi infinito di “wow”, di stupore all’ennesima potenza e di profondo rispetto per la maestosità del luogo.

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Se a questo si somma la compagnia di sei amiche, la sensazione di libertà assoluta, una nottata passata in quota, risate, passeggiate all’imbrunire in una valle a nostra completa disposizione, chiacchierate, confidenze, mousse al cioccolato con panna, cielo stellato e.. prosecco, direi che il Bernina ha saputo riscattarsi egregiamente.

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Altro che 110 e lode.

INFORMAZIONI PRATICHE FORMATO FAMIGLIA

Nonostante i miei cuccioli fossero fisicamente a un centinaio di chilometri di distanza e io mi stessi godendo le mie preziosissime 29 ore di libertà assoluta, lo confesso… ho pensato spesso a quando rivivrò con loro questa piccola avventura. Innanzi tutto sarà d’inverno. Perché per quanto anche in estate la montagna abbia il suo fascino, le emozioni che ho provato ieri non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelle del mio primo trenino di un maggio del secolo scorso.

Per non annoiarsi le tappe sono fondamentali. Potendo scegliere, partirei da Sankt Moritz…

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… e arriverei fino all’Alp Grüm…

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… fermandomi a Pontresina, facendo un’escursione in carrozza in Val Roseg…

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… e dormendo, come abbiamo fatto noi, a Morteratsch per goderci la valle nella quiete assoluta.

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Il tratto dall’Alp Grüm a Tirano, dopo essere stati ammaliati dallo spettacolo del Bernina, è abbastanza noioso. È come pretendere che un bambino apprezzi il Louvre dopo averlo portato a Eurodisney.

E tornando a Sankt Moritz lascerei che la fiumana di gente vada a sognare davanti alla vetrina di Cartier per prendere tutt’altra direzione e immergermi nella natura spettacolare, la vera protagonista di questa perla dell’Engadina.

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Per lasciarsi folgorare dalla bellezza ammaliante del lago ghiacciato.

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Respirare l’aria profumata di pino.

E rotolarsi nella neve.

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