Italia Trentino Alto Adige

Al Maso Limarò per un’avventura da veri Tarzan

25 Maggio 2015

Non ti puoi sottrarre all’entusiasmo di un bambino che ti dice “dai mamma lo facciamo?”.

Sollevi lo sguardo con un certo timore, vedi una fune sospesa a mezz’aria a strapiombo tra le rocce, un ponte thailandese con una distanza tra le assi che ti sembra una voragine, una zip line da cui dovresti lasciarti scivolare come Tarzan e una parete su cui arrampicarti.

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Quand’è che esattamente avrei firmato per diventare avventurosa? Sia chiaro, le cose un po’ fuori (fuori per chi poi?) mi sono sempre piaciute, dove la folla si ammassa io prendo candidamente un’altra strada. Però ecco … diciamo che accarezzare un serpente, fare bungee jumping o volare in parapendio (ci hanno provato al mio addio al nubilato, e le chiamo ancora amiche) non compaiono tra i miei divertimenti preferiti.

Sento un groppo alla gola, la pancia che si contorce, quel pizzico infinitesimale di eccitazione mescolato a un buon novantanovevirgolanove percento di paura.

Un cocktail che, senza pressioni esterne, mi farebbe dire semplicemente “io lì non ci salgo manco morta”.

Però ci sono due occhioni che mi guardano imploranti, intravedo un bagliore nelle sue pupille. Potrei lasciarlo andare da solo con la guida (e giuro per un attimo ci ho pensato) ma che figura ci farei? Sconfitta miserabilmente da un bambino di otto anni? Non sia mai.

E allora ci imbraghiamo tutti come salami.

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Oddio tutti tutti no, il consorte soffre di vertigini e la piccola è troppo piccola. La figlia di mezzo comincia a mostrare, beata lei che è libera di farlo, i primi segnali di fifa. Ma quanto meno ci prova, non si arrende subito alla paura e questo le fa decisamente onore.

Ci scaldiamo. O meglio si scaldano.

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Nel bellissimo percorso giochi a terra in cui anche la più piccola può cimentarsi il mio esordio è penoso. Vengo consolata dalle guide, pare sia davvero più semplice per i bambini che per i grandi. Sarà questione di baricentro, diciamo così. Vi risparmio le foto che è meglio.

Poi si comincia a fare sul serio. Impariamo a sganciare e riagganciare i moschettoni (sempre uno per volta, mai insieme) e affrontiamo la prima ferrata. Okay, ce l’ho fatta, mi sento un’eroina. Ora è la volta del primo ponte sospeso, il ponte tibetano. Che del ponte ha poco o niente, sono tre fili, uno su cui camminare e due a cui aggrapparsi.

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Siamo a venti metri da terra e il percorso è lungo 86 metri. Basta non guardare in basso, cosa ci vuole? Procediamo, ovviamente, in fila indiana in quest’ordine: figlio, guida, figlia, guida, io. Presento le mie rimostranze e urlo “perché nessuno sta dietro di me??” E tutti ridono.

Veramente ero seria.

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Siamo quasi alla fine di quegli ottomilaseicento centimetri, comincio a rilassarmi quando la figlia di mezzo, amore della mamma lei, decide che ne ha abbastanza, piange e vuole tornare indietro. Come indietro??? Eh niente, lei ha deciso: indietro. Me la faccio tutta in retro per poi ripetere l’esperienza con il grande, eccitatissimo, che mi incita a darmi una mossa.

Dopo un’altra ferrata nel bosco mi aspetta la prima sorpresa imperdibile: la sosta su un balcone naturale da cui si ammira la Forra, il torrente che ha scavato il canyon.

Lo spettacolo delle acque azzurrissime scroscianti è di quelli che ti tolgono il fiato e ti danno la carica per affrontare l’ultima metà del percorso.

Mi preparo per il ponte thailandese, ancorato tra le rocce a un’altezza che oscilla dai 40 ai 45 metri. Lunghezza: 9.800 centimetri, a voi l’equivalenza.

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Lo affronto con meno paura, ormai sono entrata nella parte della grande avventuriera e comincio a prenderci gusto. Il fatto di avere comunque delle assi sotto i piedi mi garantisce il minimo conforto.

E poi sono già mentalmente proiettata alla zip line che mi attende. Comincio con le domande a raffica alla guida.

Fino a quanti chili regge il filo? Ma è possibile che mi fermo a metà percorso e rimango a penzoloni come un salame?

Con un sorriso diplomatico vengo confortata. Più pesi, più il pericolo non sussiste.

Okay, messaggio ricevuto. Rischia mio figlio ma pazienza, tanto lui non ha paura. Io, con la stazza che mi contraddistingue, dall’altra parte ci arrivo in un lampo.

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Il primogenito, sangue del mio sangue, parte senza nemmeno desiderare una parola di conforto.

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In che fase della crescita prendiamo coscienza del pericolo? Quando abbandoniamo la beata innocenza e cominciamo a farci paranoie assurde? Tradotto: perché io grande e grossa me la faccio sotto e lui va tranquillo, ride e urla di gioia?

 

Bene, tocca a me. Faccio altre domande assurde di cui ora mi vergogno. E poi via.

Un salto e mi lascio andare.

210 metri di zip line a 60 metri d’altezza, in mezzo alle rocce. Dopo il primo secondo di paura, il resto è eccitazione allo stato puro. Sensazione di onnipotenza di chi si è spinto oltre la propria comfort zone, una sferzata incredibile di energia mai provata prima, quella sensazione di brivido che ti fa sentire felice per il solo fatto di essere viva. Che non è poco.

Lo stile non è alla Tarzan ma l’urlo liberatorio sì. Non solo ce l’ho fatta ma mi è pure piaciuto un sacco, lo rifarei all’istante.

Mio figlio mi lancia uno sguardo complice di chi pensa “che forte la mia mamma” e mi batte un cinque. Sono carica, pronta per l’ultima zip line del percorso. 120 metri a 15 metri d’altezza. Praticamente una passeggiata.

Applauso finale delle bimbe sul quad che per tutto il percorso mi hanno accompagnata con un tifo da stadio.Comano Terme seconda parte 224

Sorriso a cinquanta denti della sottoscritta, pienamente soddisfatta per aver compiuto un’impresa.

Che poi nella realtà non è esattamente così, ma l’importante in fondo è crederci.

Avventura al Maso Limarò: consigli utili

Il Maso Limarò è il posto ideale per stare insieme e divertirsi in famiglia. E’ adattissimo per soggiornare anche in gruppi di amici o di famiglie, come capita spesso anche a noi di muoverci. Il ristorante offre piatti genuini e tipici della zona, l’ambiente è volutamente rustico, i colori caldi e il profumo del legno creano un’atmosfera in cui è piacevolissimo crogiolarsi.

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Il percorso che abbiamo fatto noi è adatto dai sei anni in su (anche se poi è tutto relativo, mia figlia ha sei anni e mezzo e non ce l’ha fatta). I bambini di ogni età possono comunque divertirsi nel percorso giochi a terra con l’asse di equilibrio oscillante, un piccolo ponte tibetano, un ponte tirolese, le staffe podaliche oscillanti e il labirinto vietnamita, per misurare le proprie abilità al buio.

Al maso Limarò si organizzano inoltre tantissime attività per i bambini, dal trekking con gli asini ai campi estivi. E mentre le mamme e i papà più avventurosi si cimentano in esperienze impegnative come il canyoning o le ferrate, i bambini vengono sorvegliati dalle bravissime guide.

Last but not least, qui si respira aria di viaggio vero. Enzo e Stefania, le anime del Maso, passano gran parte dell’anno in viaggio, nel deserto della Tunisia dove organizzano itinerari alternativi in campi tendati, fuori dalle rotte più battute. Enzo ha voluto creare uno spazio dove ritrovarsi, magari sorseggiando un amaro di montagna o una tisana, per parlare di viaggi. Per scambiarsi esperienze in merito o semplicemente per sognare, senza obblighi di soggiorno o di consumazione. Un’oasi tra le montagne dedicata ai viaggiatori che desiderano fermarsi anche solo per fare quattro chiacchiere. Come capita quando ci si incontra per caso, in viaggio, e si comincia a parlare con gli sconosciuti come se ci si conoscesse da una vita.

Un indirizzo da custodire gelosamente, quindi. Perché ho come la sensazione che qui, tra queste montagne, ci torneremo presto.

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3 Comments

  • Reply Alessandra Granata 26 Maggio 2015 at 5:46 am

    Ci devo andare!!!! E’ fichissimo!!! Grande che ti sei buttata!!! Post divertentissimo, sto ancora ridendo sul ” a voi l’equivalenza”!!! Mitica!!!

    • Reply letiziadorinzi 26 Maggio 2015 at 8:05 am

      Sì Ale in effetti ti ho pensata, è il tuo posto!!! E credo che ci tornerò anch’io, è stata una bellissima esperienza!!! ?

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