Riflessioni

A Betlemme, inseguendo una stella…

25 Dicembre 2014

Potremmo stare a raccontarci che Natale è ormai una festività laica, fatta di Babbi Natale sparsi ovunque, luminarie che rallegrano anche le città più tristi e desolanti, renne dai nasi rossi, slitte dorate, panettoni, pandori, torroni, alberi decorati, atmosfera magica, canzoni suggestive e struggenti alla “All I want for Christmas is you” e chi più ne ha più ne metta.

Potremmo anche raccontarci che Natale era una celebrazione pagana prima di diventare una festa religiosa, che i primi cristiani si sono appropriati delle festività già esistenti per non sconvolgere troppo le tradizioni.

Potremmo dire che il Natale è la festa della famiglia, della bellezza dello stare insieme, della gioia di riunirsi intorno a una tavola imbandita, tutti valori che esulano dal credo religioso.

Ma per quanto la si voglia laicizzare, in maniera più o meno lecita e consona, questa è una festa cristiana. Già dal nome.

Natale. Diem Natalem Christi, giorno della nascita di Cristo. O compleanno di Gesù Bambino che dir si voglia.

Da settembre del 2000 per me ogni singolo Natale ha assunto un sapore diverso. Perché visualizzo Betlemme per quella che è. Non un insieme di muschio e statuine, ma un paesaggio che ai miei occhi e nella mia mente è reale.

Sono stata in Terra Santa a inizio settembre del 2000, insieme ai miei genitori e alla mia migliore amica. La tensione era già abbastanza palpabile, infatti poco dopo il nostro rientro a casa sarebbe scoppiata la Seconda Intifada.

Non ero incinta al nono mese e in sella a un asinello, ma la nostra visita a Betlemme non è stata semplice. Proprio per i controlli sempre più fitti e i posti di blocco ovunque. La nostra guida era un padre francescano bravissimo, senza il quale non saremmo mai riusciti a superare la frontiera tra Israele e la Palestina.

Betlemme, insieme al pozzo della Samaritana, erano le due tappe più incerte. Ma un viaggio in Terra Santa non sarebbe mai stato completo senza la visita al luogo in cui è nato Gesù Bambino.

Presepe Betlemme

Perché sì, si può andare in Israele da laici, godersi Tel Aviv e il suk di Gerusalemme.

Gerusalemme

Ma non sarebbe mai un viaggio completo senza il tentativo anche superficiale e malriuscito di captare l’essenza religiosa che plasma questa terra. Luogo di culto per ben tre religioni, la dimensione mistica è fondamentale. E solo arrivando sul posto, possibilmente con una guida preparata, ti sembra di comprendere finalmente tante cose.

Qui cristiani, musulmani ed ebrei si contendono ogni minuscolo pezzettino di pietra che rappresenta e testimonia la loro origine.

Arrivare a Betlemme è una grande emozione, una delle più forti mai provate. Entrare nella Basilica della Natività dalla porta, volutamente bassa per obbligare a un inchino, ti fa sentire in connessione con la tua parte spirituale. Che quella ce l’abbiamo tutti, più o meno nascosta.

Porta della basilica della Natività

Quando si viaggiava leggeri, con un pareo e una borsettina

Siamo approdati nella grotta della natività. Nel punto esatto dove è nato Gesù c’è una stella d’argento incastonata nel pavimento. A contendersi l’esclusiva di un frammento di attimo davanti a questo simbolo così forte ci sono persone di ogni nazionalità e religione. La proprietà della chiesa è infatti divisa tra Padri Francescani e Chiesa Ortodossa.

Approfittiamo di un attimo di calma tra una rapidissima funzione religiosa e l’altra per ritagliarci un attimo di silenzio e contemplazione.

Ci si può credere o non credere, ovviamente.  Ma se si ha un briciolo di cristianità nelle vene, è un istante da pelle d’oca. In cui tutto prende forma.

Da quel settembre per me Natale è ripensare a quella stella argentata.

Stella di Betlemme

Poi sì, ovviamente c’è anche la neve, Babbo Natale e la magia più laica di questa festa, al netto del consumismo. Un miscuglio tra sacro e profano che questo libro descrive alla perfezione. Una magia che sa di calore e intimità.

Ma con il pensiero che un pochino indugia sempre a Betlemme, in Palestina. Uno dei luoghi in cui vorrei tanto portare un giorno i miei figli. Perché tutto abbia un senso, prenda forma e colore. Perché la neve lappone lasci un pizzico di spazio ai paesaggi brulli eppure ugualmente magici del Medio Oriente.

Vi auguro Buon Natale, di cuore.

p.s. foto di repertorio di qualità pessima. Risalenti all’epoca in cui portavi qualche rullino e dovevi centellinare gli scatti. Per far sì che la voce “sviluppo foto” non pesasse troppo sul budget finale di un viaggio.

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