Svizzera

Montreux Noël, il Babbo Natale svizzero

21 Ottobre 2014

Quando si fanno tre figli o due prendendosela comoda e facendo passare qualche anno di troppo tra uno e l’altro, bisognerebbe tenere bene a mente un rischio gravissimo a cui si può andare incontro. Nel momento in cui l’ultimo raggiungerà l’età giusta per vivere la magia del Natale, il primo comincerà a nutrire seri dubbi, farà mille domande a cui non si saprà come rispondere in maniera sufficientemente convincente e diventerà difficile portare avanti la farsa.

Perché di bugia si tratta, o almeno loro la percepiranno come tale.

Ricordo benissimo quando, a 8 anni, in preda a una crisi di pianto isterico, ho incolpato i miei genitori di avermi raccontato un mucchio di frottole per tutti quegli anni.

Se chiudo gli occhi riesco già a immaginare la scena: i due grandi che prendono in disparte la piccola e con un ghigno diabolico le rivelano che Babbo Natale non esiste, che Gesù Bambino non porta nessun regalo e che le scope non possono volare.

Siamo a un passo da questo scenario, è davvero questione di poco. Il grande, 7 anni e mezzo, ci crede ancora ma nella sua classe cominciano a serpeggiare le prime voci fuori dal coro. La piccola, 2 anni, non è decisamente in età da magia negli occhi o da letterine. Probabilmente lo sarà l’anno prossimo quando il fratello, temo, mi chiederà direttamente “Mamma per Natale mi compri questo?”.

Andare a caccia di Babbo Natale un po’ mi manca, lo ammetto.

Ma se voglio che il grande ci creda ancora un pochino, non posso portarlo da Babbi Natali dalla barba posticcia e dalle sopracciglia castane. E soprattutto che parlano italiano.

La storia degli aiutanti non regge più, non me ne voglia il Babbo Natale di Riva del Garda che, per questo motivo, consiglio dai 5 anni in giù.

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Forse nemmeno quello di Montreux che parla francese sarebbe al momento convincente ma è in assoluto quello che consiglio di più, originale a parte ovviamente. Ma quello aspetto di vederlo prima di pronunciarmi.  [Okay ora l’ho visto e posso dire con assoluta certezza che il Babbo Natale di Montreux è quello che più assomiglia all’originale].

Montreux, dicevamo. Facciamo un salto indietro nel tempo.

2011, un inverno particolarmente caldo. Niente neve.

Partiamo per Montreux in treno.
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I bambini sono emozionatissimi, il giorno dopo vedranno Babbo Natale e lo incontreranno faccia a faccia per consegnargli la letterina.

Io sono un po’ delusa, lo ammetto. La neve avrebbe completato la magia, l’idea di non patire nemmeno un pochino il freddo non mi alletta per niente. Per la prima volta sono triste che le previsioni diano cielo blu e sole splendente.

Ma tant’è. Ho prenotato più di un mese prima, non è facile trovare posto sul trenino a cremagliera che, partendo dalla città, arriva fino a Rocher-de-Naye, 2.042 metri s.l.m.

Arriviamo a Montreux, lasciamo la valigia in albergo e usciamo subito alla scoperta di questa cittadina sulle rive del Lago di Ginevra.

Il mercatino di Natale è molto carino ma stride troppo con la temperatura. Decidiamo di goderci le siepi a forma di Barbapapà sparse per la città…

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… e il lago, come se fosse una gita primaverile, nell’attesa che il buio e le luci creino l’atmosfera che cerchiamo.

Il sole tramonta…

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… spunta la luna e la neve finta, sparata per creare un minimo di atmosfera, ci dà un barlume di speranza.

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Forse, in qualche modo, riusciremo comunque a sentire nell’aria quella magia a cui bramiamo.

Le bancarelle tipiche, il vin brulé, il profumo di cannella e di Bratwurst, le candele e la ruota panoramica illuminata completano l’opera.

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Allora non ci siamo sbagliati, si sta davvero avvicinando il Natale.

Torniamo in albergo e l’eccitazione è incontenibile. I bambini sono emozionatissimi e non ne vogliono sapere di dormire. “Mamma ma davvero domani vedremo Babbo Natale?”

Sono quei momenti in cui cammini a due metri da terra. Vedi i loro occhi che sprizzano felicità per un incontro che sai per certo si rivelerà unico e memorabile.

Un po’ come questo.

Sveglia all’alba, manco fosse la mattina di Natale.

Il primo treno della giornata ci attende. Ci accomodiamo stretti stretti a bordo, noi e una miriade di bambini urlanti che sventolano letterine.

Iniziamo a salire e ancora maledico l’assenza di neve, perché con il manto bianco lo spettacolo sarebbe stato ineguagliabile. La vista che si gode sul lago è davvero magnifica, credo che solo questo tratto di cremagliera valga il viaggio.

Montreux

Dopo un’oretta circa arriviamo in cima ed è il momento dell’incontro.

Babbo Natale è in una grotta in fondo a una galleria.

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Sui binari compare perfino il suo treno.

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Ci accolgono conigli (veri),

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… pinguini e orsi polari (finti).

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Siamo tra i primi a metterci in fila, perché qui l’incontro è assolutamente personale.

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Babbo Natale rivolgerà una parola a tutti, ma proprio tutti i bambini, li prenderà in braccio, chiederà se sono stati bravi e che cosa desiderano per Natale.

Sento le lacrime che fanno capolino dalla loro tana e tento di ricacciarle al loro posto mentre aspettiamo il nostro turno perché sì, quasi quasi comincio a crederci anch’io.

Ci sono bambini che scoppiano a piangere perché non riescono a contenere l’emozione, altri che scalpitano e vorrebbero saltare la fila e altri ancora che si aggrappano alle gambe della mamma e implorano che partecipi anche lei all’incontro.

Del resto non me lo perderei per nulla al mondo.

“Mamma ma devo dirgli che ho fatto un po’ il monello?”

Paura di dover confessare le malefatte e timore di non ricevere nulla. Oddio ma perché non posso tornare piccola anch’io?

Tocca alla bimba prima di noi.

“Mamma ma se non capisce la nostra lingua?”

Che problema c’è? La mamma fa la traduttrice, mi godo il mio momento di celebrità e gongolo. Penderanno dalle mie parole come non hanno mai fatto e mai faranno in vita loro.

Questi attimi valgono oro e me li gusto tutti chiudendoli sotto chiave nel cassettino dei ricordi più preziosi.

Sono passati tre anni ma è come se fosse ieri.

Tocca a noi.

Mi avvicino prima con Matteo che con le guance rosso fuoco, gli occhi lucidi e la mano che mi stringe fino a farmi male sussurra a Babbo Natale che ha litigato tante volte con la sorellina e gli dispiace. Però vorrebbe lo stesso i dinosauri dei lego. E se ne sta lì, in bilico tremante, sulle ginocchia di Babbo Natale con un braccio avvinghiato al mio collo. Un’emozione che non si riesce a contenere. Quattro anni e mezzo. L’età perfetta per vivere quest’incontro con lo spirito d’animo giusto. Con quel pizzico di timore mescolato a una gioia che si fatica a contenere e a esprimere.

L’allora piccola di casa, stufa di aspettare l’esclusiva, si tuffa spavaldamente fra le braccia di Babbo Natale. Lei non ha nulla da farsi perdonare, o così almeno crede.

Un sorriso a venti denti che azzera ogni capriccio.

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E io mi commuovo.

Per un attimo resto in trepidante attesa che Babbo Natale assolva i miei peccati, quasi fosse un confessore. Che mi conceda il dono più prezioso, in un momento un po’ buio della mia vita in cui tutto sembra andare storto.

Non so quanti minuti sia durato l’incontro, di certo non molti, ma è stato come essere catapultati in una scena al rallentatore di un film. Una sensazione ovattata e surreale, da dejà vu.

Usciamo ubriachi di gioia, un po’ inebetiti.

E no, la neve non c’è ancora, per i miracoli Babbo Natale non si è  attrezzato.

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Ma il pranzo al sacco sulla terrazza inondata dal sole a 2000 metri, senza giacca e cappello, ha comunque il sapore di un dono speciale.

Risaliamo a bordo del treno e ci fermiamo a Caux, circa a metà strada, per ammirare il villaggio degli elfi.

Ora, lo so sono ripetitiva, portate pazienza, immaginate per un secondo che lo sfondo sia bianco e che le renne affondino le zampette nel manto nevoso. Ecco, una mini Lapponia in terra elvetica.

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Assistiamo agli spettacoli, ascoltiamo le storie, giochiamo tra le casette nel bosco, entriamo in una vera tenda lappone e accarezziamo gli animali, gettando ogni tanto uno sguardo alla vista mozzafiato.

Sì beh, quell’amaro in bocca un po’ mi è rimasto. Quella voglia di tornarci con la bufera di neve per potermi scaldare le mani con una tazza di cioccolata bollente. Anche se, e questa cosa non l’ho mai capita, la cioccolata in Svizzera, è inutile, non la sanno proprio fare. Stanchi ma felici, come si suol dire, riprendiamo il treno per l’ultimo tratto che ci riporta a Montreux. Un giretto veloce per il mercatino affollatissimo prima di riprendere un altro treno che ci riporterà a casa.

A sognare Babbo Natale. A disegnare slitte e renne. A raccontare a tutti che il panciuto con la barba bianca esiste davvero.

E a gustarsi un abbraccio forte e un “grazie mamma per averci portati qui” che mi fa sentire la mamma migliore del mondo. Pur essendo perfettamente conscia che, con i miei limiti, le mie debolezze e i miei difetti, sono lontana anni luce dall’esserlo.

Babbo Natale a Montreux: consigli utili per la visita

Prenotare con largo anticipo. Anche a rischio di non trovare neve. Ma i posti sul trenino a cremagliera sono davvero pochi. Noi siamo andati il primo weekend di dicembre e ho prenotato a fine ottobre.

Consiglio vivamente di andarci in treno. Noi siamo partiti il sabato mattina da Milano Centrale. Ci sono tanti collegamenti e il viaggio dura meno che in macchina. Oltre al fatto che il treno è, ovviamente, puntualissimo. E se prenotate per tempo ci sono ottime offerte.

Anche il trenino a cremagliera parte dalla stazione di Montreux. Noi abbiamo lasciato i bagagli al deposito e ci siamo goduti la giornata senza ingombri.

La cremagliera ha i posti contati e strettissimi. Si sconsiglia vivamente l’uso dei I passeggini, non sono vietati ma è comunque molto complicato alloggiarli. Con  la prenotazione avrete l’orario di partenza. Per il ritorno l’orario è libero. Se ve lo state chiedendo, non temete l’ho fatto anch’io. Cosa succede se tutta la gente salita il mattino a diversi orari volesse prendere l’ultimo treno della sera? La risposta che mi è stata data con la cortesia franco-svizzera che ben potete immaginare è stata questa: non è mai successo.

Qui trovate invece un post tutto pratico, con le info precise su come prenotare.

Un pernottamento è più che sufficiente, potete abbinare Babbo Natale al bellissimo castello di Chillon.

Dopo Montreux non vi resta che sognare la Lapponia.

Fuori stagione e rigorosamente fai da te.

 

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6 Comments

  • Reply daniela 21 Ottobre 2014 at 5:13 pm

    Molto bello Lety! Io ho superato la fase del “è vero che non esiste” l’anno scorso con Anges ed è stato terribile. Ora ci sto ripiombando con Irene ma adesso ho le spalle grosse. Una mia amica saggia mi ha suggerito questa risposta: Babbo Natale esisterà per davvero fino a quando lo vorrai tu. Quando non vorrai più tu allora smetterà di esistere. Mi si è aperto un mondo con questa risposta che lascia aperta la questione a mille chiavi di lettura. Quest’anno porteremo Matilde (forse non a Montreux) ed avrò tre prospettive diverse da ammirare da mamma commossa: 1. L’incanto della terza. 2. Il dubbio della seconda 3. La Consapevolezza della prima. E già tremo per le emozioni che vivrò! Un abbraccio e grazie per averci regalato un bellissimo anticipo di Natale. Dany

    • Reply letiziadorinzi 21 Ottobre 2014 at 5:28 pm

      Dany grazie!!!! Sai che nella mia beata ignoranza è proprio la risposta che medito di dare quando sarà il momento? Grazie per avermi dato la chiave di lettura giusta. Scrivendo mi è tornata la voglia di ripiombarmi a Montreux! Un abbraccio grande

  • Reply STEFANIA GELMI 21 Ottobre 2014 at 9:13 pm

    Ciao Letizia, leggendo i racconti dei tuoi viaggi sembra quasi di viverli insieme a te, non ti conoscevo sotto questo aspetto. Complimenti!!! Comunque Montreux sembra un posto veramente magico e per i bambini la magia delle favole è ossigeno (anche un po’ per noi grandi). Per quanto riguarda Babbo Natale Martina è convinta di averlo conosciuto visto che un paio d’anni fa un amico di mio padre ( quasi identico al classico Babbo Natale, gli mancano solo un po’ di boccoli sulla folta barba bianca) le ha portato i regali dai miei il giorno di Natale e quando lei ha chiesto delle renne le ha risposto che erano stanche e le aveva lasciate in piazza a bere il vin brulè per riscaldarsi. Da allora quando vede i vari Babbo Natale controlla la barba e dice : è finto, ha la barba finta ma io ho conosciuto quello vero. Finche dura……….
    Ciao buonanotte
    Stefy

    • Reply letiziadorinzi 21 Ottobre 2014 at 9:40 pm

      Grazie mille Stefy!!!!! Eh la prova della barba è decisiva vedrai che ci crederà ancora per un po’!!!!!!! Ecco potremmo chiedere a quel signore di fare un giretto anche qui! Un abbraccio

  • Reply Stefania 11 Novembre 2014 at 2:57 pm

    Che meraviglia…..!Sono già commossa al sol pensiero…. durante il WE dell’Immacolata ci andremo anche noi… purtroppo gli unici posti disponibili sono a partire dalle 14.45. Ce la faremo a fare tutto??

    • Reply letiziadorinzi 11 Novembre 2014 at 3:39 pm

      Che bello Stefania!!!! Sì vedrai! Ti fiondi subito da Babbo Natale poi risali sul trenino e ti fermi a Caux con più calma. Concentrato ma magico comunque! Poi mi racconti com’è andata eh!! Un abbraccio

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