Crescere dei bambini significa educarli, nutrirli, proteggerli ma anche aiutarli a creare dei ricordi da custodire gelosamente per tutta la vita.
Tempo uggioso, bimba che ronfa, copertina e tazza di tè. Atmosfera nostalgica per eccellenza. E allora se proprio vogliamo essere nostalgici, tanto vale esserlo fino in fondo.
Sono stata una bambina molto fortunata. Una nonna al Lago Maggiore, una nelle Marche, due luoghi splendidi.
E i tre mesi estivi erano divisi equamente tra le due località. Il leitmotiv delle mie vacanze era la libertà.
Tornavo sui banchi di scuola a settembre con quella sensazione di costrizione, come quando dopo una settimana a piedi nudi alle Maldive devi per forza rimetterti le scarpe. E immancabilmente ti sembra che ti stiano strette.
Io e mia cugina, di due anni più grande, prendevamo la corriera tutti i mercoledì mattina, andavamo al mercato di Luino, facevamo la spesa, curiosavamo tra le bancarelle, mangiavamo (okay forse solo io) un pezzo di pizza e risalivamo sulla corriera. Nessun problema.
Poi mi trasferivo nel paesino marchigiano. Uscivo al mattino, rientravo all’ora di pranzo, riuscivo senza nemmeno aver digerito e rientravo, perennemente in ritardo, per cena.
Insieme a me una banda di bambini più o meno della mia età. E, a ripensarci adesso, facevamo cose anche discutibili, come esplorare l’ossario nella cripta della chiesa (quale bambino non ha mai sognato di girare tra teschi e ossa???) o arrampicarci su scalette traballanti fino ad arrivare in cima al campanile.
Nessun controllo, nessun limite.
Liberi.
I nostri bambini oggi hanno tutto, fuorché questa sensazione di libertà assoluta.
E niente meglio di un viaggio può servire a impossessarsi di nuovo, anche solo per un momento, di quel bisogno primordiale che è insito in ciascuno di noi.
Ecco perché i miei figli hanno le idee chiare di dove trascorrere le vacanze. “Mamma, prima andiamo in Svezia o in Russia o dove vuoi tu, poi però ci porti nelle Marche.”
E non sono certo (soltanto) i campi di girasoli…
… le viuzze coi sampietrini, il fruscio e il profumo degli alberi in quella piazza in cima al paese, le colline a perdita d’occhio …
… o le olive ascolane a suscitare in loro questa grande attrazione.
E’ l’idea di poter giocare per strada, di scovare nuove scorciatoie, di andare a fare la spesa da soli, di arrampicarsi, sporcarsi, perdersi per poi ritrovarsi.
Senza pericoli, liberi.
Un’oasi felice dove noi genitori possiamo concederci il lusso di allentare la presa, dove mettere alla prova i nostri figli, dove fidarsi di loro e aiutarli a spiccare il volo verso l’indipendenza.
Un angolo di paradiso, insomma.
Il mio.
6 Comments
Bellissimo questo post! Hai colto in pieno il senso di viaggiare con i bambini. Andare lontano si. Ma anche ritornare alle origini riempie il cuore e l’anima.
Le foto sono strepitose. Questa estate ti veniamo a trovare!!!
Ma grazie mille! Un abbraccio
🙂 Anche io sono cresciuta in un paesino delle Marche, non lontano da Montelparo. Stessi ricordi, stesso assoluto senso di libertà.
Ma dai che coincidenza!!!!! È una zona bellissima e davvero il senso di libertà è assoluto!!!! Sai di cosa parlo….
L’ha ribloggato su incinqueconlavaligiae ha commentato:
Domani si va qui, nel mio angolo di paradiso.
questo è il mio paradiso, spero di poter rimanere lì è andato mi ritiro.