Due persone a me molto care stanno vivendo l’esperienza della gravidanza. Dubbi, paure, incertezze… Mi fanno ripensare a quello che provavo, o non provavo io, durante questo periodo infinitamente lungo di attesa.
Prima pancia.
Rinunciare a viaggiare non è un’opzione. Ho prenotato il volo per il Sud Africa, la jeep a noleggio e tutti i soggiorni nei vari parchi. La malaria è uno spauracchio, consulto migliaia di siti, alla fine decido di lasciare marito e coppia di amici al Kruger e di aspettarli per qualche giorno in zona non-malarica, in un b&b gestito da una coppia svizzero-sudafricana.
Vivo praticamente con loro, mangio a cena con loro, mi fanno fare piccole commissioni in paese, giusto per passare il tempo. Mi insegnano ad andare in giro senza attirare l’attenzione, camminando spedita come se vivessi lì da una vita. E ogni tanto mangio fuori. Insalata e pomodori lavati non certo con Amuchina, ma il pericolo della toxo sembra non sfiorarmi minimamente.
Poi mi ricongiungo al resto del gruppo e comincio a godermi anch’io la magia africana. Nei safari con guida divento lo zimbello di tutti. Sto seduta vicino al conducente per sentire meno i bumps delle strade sterrate. E ad ogni sosta devo scendere a fare pipì con l’autista che controlla che dai cespugli non esca nessuna belva feroce.
Ma per nulla al mondo rinuncerei a questo.
Non mi faccio mancare l’eco-lodge, senza bagno, per doccia un catino, si dorme praticamente sotto le stelle. E a ogni (frequentissimo) bisognino notturno, mio marito si sveglia, mi fa luce con la pila nel buio che più buio non si può e poi ci rimettiamo tranquilli a dormire, cullati dai rumori della strepitosa natura africana.
E poi saliamo a bordo di un micro-aereo, direzione deserto del Kalahari. Omesso nell’itinerario fornito alla ginecologa, la quale mi aveva dato l’okay purché facessi un viaggio riposante.
Ma dove sta il problema? Chissà quando ci torno in Sud Africa, e poi in fondo anche nel deserto le donne partoriscono, no?
Affronto tutto con grande naturalezza e con l’incoscienza da prima pancia capitata un po’ per caso.
Sul volo di ritorno osservo le cullette appese alle cappelliere dell’aereo e mi dico che sarò anch’io una mamma così, che mio figlio i leoni li vedrà in Africa, non allo zoo.
Poi il piccolo insonne nasce e tutto cambia.
Io cambio.
Da “il Malarone non ha mai fatto male a nessuno, se non al portafoglio”, il mio pensiero muta inesorabilmente.
E decido che mio figlio in Africa ci andrà, ma non a cinque mesi.
Che il mondo è grande e vario e che il Continente Nero non scappa, ci andremo quando il sistema immunitario sarà un po’ più maturo.
E decido anche che lo zoo, anzi no, un meraviglioso bioparco come quello di Valencia, per il momento è un ottimo surrogato.
Ma lui è tutto fiero, si vanta di essere già stato in Africa, nella pancia della mamma.
Seconda pancia, contrazioni, maternità anticipata, bimbo di pochi mesi perennemente in braccio, sono esausta… per farla breve si va solo in Sardegna.
Poi arriva la terza pancia, desideratissima.
E arriva quando ormai si è ricominciato a viaggiucchiare, gli altri due sono “grandi”, è tutto più semplice.
Ma, a differenza della prima pancia, c’è il fattore ansia, scatenato da un precedente aborto spontaneo.
L’incoscienza è andata a farsi benedire, la ginecologa non è più così accondiscendente. E poi ci si mettono pure il fattore età, le statistiche, la stanchezza dall’avere altri due bambini…
La voglia di andare via da tutto e da tutti, di vivere un’ultima avventura in quattro, però, ha il sopravvento.
Volo per Bristol, si va in Cornovaglia.
Re Artù, leggende, fattorie, maree, castelli…
Un viaggio magico e straordinariamente lento. Assaporando ogni attimo, respirando la brezza dell’Oceano, ascoltando il mio corpo.
Non è l’Africa, ma l’emozione è ancora più grande.
Perché ho una maggiore consapevolezza di quanto sia prezioso l’esserino nella pancia.
E il rischio questa volta non è contemplato.
12 Comments
Mi piace un sacco questo blog. Fra 4 mesi avrò una bambina, la prima, desideratissima e molto attesa. Io e mio marito viaggiamo, non facciamo altro da quando stiamo insieme. Cerco di convincerlo che si potrà viaggiare ancora, anche con la bimba. Che magari si dovranno scegliere altri itinerari, che non si potranno fare le ammazzate di 15 ore fuori dall’albergo ma si dovranno trovare altri ritmi, ma che “si può fare!”. D’altra parte quante ne abbiamo viste, in giro per il mondo, di coppie con due o tre figli in giro per città e musei?! Lui non è convinto. Dice che un bimbo picolo non trattiene memoria di quello che ha visto e fatto e che il viaggio diventerebbe frustrante per i genitori e inutile per lui.
Confido nel fatto che, poiché non facciamo vacanze “marine” per sua volontà (capelli rossi e pelle candida), alla fine si convincerà quanto meno a provare.
Già la prossima estate (2015, bimba di 14 mesi) immaginavo di girare il Belgio con la macchina a noleggio.
Magari gli faccio leggere il tuo blog!
Grazie mille! Vedrai che riuscirete, anzi quando sono piccoli è ancora più facile. Lo scorso anno abbiamo fatto un bellissimo itinerario da qui in Olanda in macchina con tutti e tre i bimbi e non abbiamo avuto problemi. Ora che la piccola di casa ha 18 mesi ed è un terremoto, sarebbe più difficile tenerla ferma in macchina per tante ore. Che non si ricordino molto dei viaggi è scontato. Mio figlio, il maggiore, ha qualche memoria della Danimarca, aveva 4 anni, ma prima buio totale. Teniamo un diario di viaggio con disegni che ogni tanto riguardiamo. Ma non è quello il punto. Quello che conta è abituarli al viaggio, a scoprire nuove culture, a essere curiosi. La meta può anche essere vicina. Vedrai che troverete un nuovo equilibrio, i ritmi saranno diversi ma sarà bello ugualmente. I bambini fanno apprezzare cose nuove. Ricordo un episodio ad Hyde Park. Io avevo fretta di portarli a vedere chissà cosa, loro rincorrevano gli scoiattoli felici come non mai. E ho capito che l’obiettivo non era fare il tour de force della città, per quello c’è sempre tempo! Mi fermo se no scrivo un poema! Fammi sapere come va con la nuova arrivata. Un abbraccio
p.s. sono sempre i mariti quelli da convincere, comunque, consolati!
Viaggi di pancia, quanti ricordi, io incinta di 5 mesi sono andata a scavare in una tomba in Egitto, vivendo sulla riva ovest di Luxor, nel deserto, per un mese. Caldo tremendo, tanto lavoro, polvere, stavamo dentro una tomba sotterranea piena di guano di pipistrello, se ci penso ora mi chiedo come ho fatto. Poi quando è nata Viola, mia figlia maggiore, a 1 anno l’ho portata con me sullo scavo in Egitto per un mese in condizioni igieniche indescrivibili, ma è andato tutto benissimo. Lei dice di ricordarsi qualcosa, ma ora come ora non so se lo rifarei. Beatrice
Davvero Beatrice, a volte si fanno cose d’istinto che sembrano così naturali, anche se magari agli occhi di tutti sono avventate. Nemmeno io in Africa incinta ci tornerei adesso come adesso. Che meraviglia gli scavi in Egitto!!!!! Un abbraccio
Tu mi emozioni sempre oggi ancora di +!!
E tra poco arrivo con una sorpresa 🙂
Ale non mi puoi lasciare così!!!!!! Attendo con ansia la sorpresa! Un abbraccione
Bellissimo articolo, letto “di pancia” 🙂 Per fortuna il globo è talmente vasto che anche con i nostri cuccioli al seguito non avremo mai problemi a trovare la migliore alternativa!
Grazie mille per il tuo commento! Verissimo quello che dici, il mondo è grande, nessuno deve obbligarci a fare nulla, le mete vanno scelte solo se siamo tranquille ad andarci.
Un post molto molto sensato. Complimenti anche per il blog! Ciao
Grazie mille Federica. Buona giornata!
Ciao!
Sono Elena, mamma di due bimbi di 3 e 1 anno, per niente social ma molto appassionata ai tuoi racconti, in cui mi ritrovo spesso e volentieri…Ho fatto moltissimi viaggi prima dell’arrivo delle mie due piccole meraviglie: zaino in spalla o in moto, due giorni o tre settimane, l’importante era andare. Con Lorenzo piccolino siamo riusciti a fare una vacanza itinerante in Italia (grazie anche alla tua guida sulle Marche), ma l’anno scorso, con Mattia di 8 mesi, Lorenzo di 2 anni e mezzo, e con il bagaglio di stanchezza dovuto anche alla scoperta di avere una mamma con demenza senile avanzata ci siamo fermati in Abruzzo per due settimane. A settembre io e il mio compagno ci siamo sposati, e per viaggio di nozze vorremmo noleggiare un camper e portare i bimbi da Babbo Natale: Mattia non si ricorderà nulla, ma Lorenzo forse sì (a proposito, bellissimi i tuoi racconti sulla Lapponia). Eppure, nonostante la voglia di partire anche solo per due giorni è sempre più forte, ho sempre questa giga stanchezza sulle spalle che non mi fa prenotare con serenità…ma leggerti mi da lo slancio giusto e la positività necessaria 🙂
Quindi grazie per i tuoi post e mi raccomando non mollare: ci vogliono sempre più lucine come te ad illuminare il web 🙂
Ma grazie Elena. Non preoccuparti, la stanchezza è di tutti. Credimi anche quando diventano grandi. Io ho una stanchezza che mi divora ma, come dici tu, la voglia di partire è sempre più forte. Chiaramente con il passare degli anni non riesco più a fare le cose che facevo 10 anni fa da quarantenne con bimbi piccoli. Cerco alloggi confortevoli dove ci stiamo in cinque comodamente, perché ormai i due adolescenti li conto come adulti. Se ti serve slancio ti dico una cosa da “vecchia” mamma che ti suonerà strana ma credimi… viaggia finché sono piccoli. Perché dopo sarà sempre più difficile farlo. Avranno le loro vite, com’è giusto che sia, e incastrare desideri e impegni sarà sempre più impossibile. Non fa niente se Mattia non si ricorderà nulla della Lapponia. Te lo ricorderai tu. E credimi sarà un bagaglio di emozioni che ti resterà nel cuore per sempre. Ti mando un grosso abbraccio